Friday, December 3, 2010

CON LE CARTE IN REGOLA

QUARTA PUNTATA

La nomade 

Gli psicologi la chiamano “dromomania” cioè la mania dello spostarsi continuamente, del viaggiare, del non fermarsi mai in un posto e alcuni di loro la reputano alla stregua di una patologia psichica. Quella di cui –  diceva De Andrè sarcasticamente - soffrirebbero i popoli Rom, ad esempio, che da essa sarebbero dunque affetti da circa duemila anni. Questo è un punto di vista perlomeno confutabile, specialmente alla luce delle storiche vessazioni, delle repressioni e degli stermini che questi popoli hanno subito da sempre e continuano a subire. Ma questa, va da sè, è un’altra storia!
Oggi presentiamo un’artista per cui le esperienze del viaggio, gli incontri della strada, non sono state solo un percorso esistenziale ma anche e soprattutto una fonte di ispirazione per le sue canzoni. Stiamo parlando di Lhasa De Sela.
La sua storia inizia a Big Indian, un paesotto dello Stato di New York, dove nasce nel 1972. Dopo qualche anno però, i suoi genitori, una fotografa ebrea-libanese naturalizzata statunitense e un insegnante messicano, decidono di abbandonare la tranquillità della provincia americana per una vita meno conformista. Acquistano ed adattano alla bisogna un vecchio scuola-bus e con i numerosi figli, avuti anche da precedenti relazioni, partono per un viaggio che durerà otto anni e che li porterà in giro per gli Stati Uniti ed il Messico.
La numerosa figliolanza dei De Sela vive ovviamente un’esistenza tutt’altro che convenzionale: loro primi insegnanti sono proprio i genitori, la televisione è bandita dalla loro vita ed è sostituita dalla radio, dalla musica, dai libri, dalla corrispondenza epistolare, dai continui cambiamenti di paesaggio e dalle lunghe discussioni alla luce dei fuochi da campo intervallate dai canti accompagnati dalla chitarra.
Qui nasce l’amore di Lhasa per la musica ed è a questo periodo che vanno datate le sue prime timide esibizioni a beneficio della famiglia e degli amici. Una sensibilità musicale che va formandosi e che è influenzata dai gusti musicali dei genitori: latino-messicani quelli del padre e klezmer-mediorientali ed est europei quelli della madre.
Ritroviamo Lhasa tredicenne a S. Francisco dove per arrotondare le entrate familiari, inizia ad esibirsi in un locale greco con cover di Billie Holliday e ballate popolari messicane.
Dopo gli studi inizia a viaggiare da sola per il nordamerica e a vent’anni, a Montreal, in Canada, incontra il compositore e musicista Yves Desrosiers con cui inizia ad esibirsi nei locali “downtown” della capitale del Quebec. La collaborazione va avanti per parecchi anni e nel 1997 esce per il mercato nordamericano il primo album della De Sela, intitolato La Llorona, dal nome della protagonista di un’antica leggenda azteca.




Lo stile molto personale della De Sela, la sua voce vellutata, le sue atmosfere intimiste unite al virtuosismo strumentale di Desrosier, fanno si che questo lavoro diventi ben presto un successo di critica e di pubblico.
La cantautrice, accompagnata dalla band canadese, inizia un tour che la vede esibirsi per oltre un anno in innumerevoli serate tra Stati Uniti, Messico e Canada e che vede la sua notorietà aumentare via via che le esibizioni si moltiplicano a ritmo incalzante. Quando i ritmi dettati dai discografici sembrano travolgerla, Lhasa decide di staccare dal suo ruolo di cantante, non accetta più ingaggi e una volta onorati gli impegni già presi, molla tutto e scompare dalla scena. Una decisione che anni dopo lei stessa definirà “un po’ troppo drastica”.                    
Riappare nell’estate del 1999 in Francia ospite delle tre sorelle naturali, che sono proprietarie di un circo, in cui si esibisce accompagnando con voce e chitarra il numero di un trapezista. Alla vita da musicista in tournèe, sempre di fretta, con poco tempo da dedicare alle persone e ai luoghi, ora si contrappone il ritmo lento del circo, una roulotte per casa, la vita in comune con gli amici ed i parenti, il lavoro condiviso. Al termine di una lunga e questa volta rigenerante tournèe nazionale, De Sela arriva a Marsiglia dove inizia a scrivere nuove canzoni.
Nel 2002 ritorna a Montreal e con alcuni componenti della vecchia band produce il suo secondo lavoro The living road che esce l’anno dopo largamente atteso su entrambe le sponde dell’oceano.
Il resto è ancora strada! De Sela riprende la sua tournèe, magari con ritmi meno incalzanti, questa volta esibendosi oltre che in nord-america anche in Europa dove nel frattempo l’eco della sua fama è giunto. Ma un destino crudele l’attende al varco: all’inizio del 2008 le viene dignosticato un tumore al seno contro cui inizia una lunga battaglia. La malattia non le impedisce di continuare a scrivere canzoni e nel 2009 esce il suo terzo album Lhasa, ma quella battaglia la vede infine perdente. La cantautrice nordamericana muore nella sua casa di Montreal il 1 gennaio 2010.




Le canzoni di Lhasa sono accompagnate sempre da strumenti delicati, acustici e naturali, con testi che parlano del deserto e del mare, degli uccelli e dei pesci, di storie di madri e di figlie.
Lhasa canta in spagnolo, inglese e francese ma è fuori dubbio che lo spagnolo è la lingua con cui la sua espressività raggiunge la piena completezza. La sua cultura musicale è stata profondamente influenzata dal nomadismo della sua gioventù, da questo continuo divenire emotivo dove la canzone-poesia incontra e si fonde in maniera sensuale con le musiche tradizionali.
Nelle sue canzoni le influenze blues, gitane e sud-americane, est-europee e jazz sono arricchite da una voce corposa, potente, ma anche morbida, sinuosa e sensuale. La sua discografia, come abbiamo detto, risulta scarna ma essenziale. Il primo disco, La Llorona è del 1998 ed è cantato in Spagnolo. Nel secondo album, The Living Road del 2003, gli arrangiamenti musicali fanno quasi da coro alla voce solista di Lhasa che qui canta anche in Francese ed Inglese. Con il terzo ed ultimo album Lhasa, ripercorre stilisticamente i due precedenti ma è interamente cantato in inglese.


Danilo Sidari - 2008

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