Tuesday, September 21, 2010

Amare amandosi

Due
È lì che valuta, tenendole tese tra le dita, un paio di mutandine di pizzo molto sexy. Io, a distanza di qualche metro, non visto, la guardo. Chissa cosa pensa, mi chiedo. Magari che effetto faranno al suo uomo quando le indosserà. Non è più una ragazzina ma quel che giocoforza ha sacrificato al tempo, l’ha acquisito in sicurezza, in sensualità. Volta l’indumento intimo, ne valuta la consistenza del tessuto tra l’indice ed il pollice, lo allontana dagli occhi tendendo le braccia per farsene un’idea d’insieme: una serie di gesti studiatamente ingenui, un tributo alla femminilità, una danza sensuale!
Assistervi e spronare la mia fantasia al galoppo è un tutt’uno! Eccomi, in men che non si dica, sdraiato sul divano di pelle di un salottino, con un calice di Terre Bianche del 2004 tra le dita. La osservo concupiscente mentre lei, con fare studiato, passeggia su e giù mollemente indossando la parure di pizzo nero che veste in maniera semplicemente, naturalmente eccitante. Mi guarda e con civetteria mi chiede:
- Come mi sta?
Qualcuno passa e mi urta ed alle mie fantasie erotiche si sovrappone la realtà che, nella fattispecie, è il suo viso divertito che mi guarda sorridendo. Pur essendo consapevole che ho spiato quel suo momento di intimità, nel suo sguardo non c’è traccia di imbarazzo, nè di biasimo.
Decido che si tratta di un implicito invito a rivolgerle la parola, mi avvicino e con fare tronfio le chiedo:
- Le dispiace mostrarmi la sua mano sinistra.
- Vuole predirmi il futuro – ribatte lei ironica.
- No, volevo semplicente constatare da me se ci sono o meno anelli all’anulare.
- Voi uomini - chiosa lei – mi dica, perché non va al punto direttamente, senza giri di parole?
La sua sicurezza smonta in buona parte la mia baldanza ma riesco comunque a farfugliare senza decisione che in caso non ci fossero anelli potrei forse arrischiarmi ad invitarla a cena.
- E allora – mi bacchetta lei metaforicamente – perché non chiedermi direttamente se sono impegnata o meno in una relazione sentimentale – e si allontana sorridendo col suo passo sicuro.
Touché! Resto lì fermo, basito, a ripensare a come mi ha liquidato con quattro parole.
Poi mi allontano, imbarazzato, guardandomi attorno per accertarmi che nessuno abbia assistito alla figura da fesso che ho appena fatto.
Lavora nella farmacia situata al piano terra dello stabile dove anche io, qualche piano più in su, mi guadagno da vivere come archivista negli uffici di una ditta di import-export di marmi e graniti. Come conseguenza, quando passo davanti a quelle vetrine per andare al bar a prendere il caffè di mezza mattinata, prendo ad occhieggiare tra gli scaffali colmi di dentifrici e antidolorifici. Lei non fa cenno di vedermi. Mai.
Finché una mattina noto che ha fatto arricciare i suoi capelli. Sta mettendo a posto delle scatole di chewin-gum alla nicotina su una scaffalatura vicino alla vetrina. Mi sporgo all’interno, attiro la sua attenzione e le faccio il gesto del cavatappi con le dita tese, a sottolineare che ho notato la nuova acconciatura. Lei mi guarda, sorride e mi risponde divertita:
- Per te.
Avrò capito male?
E basta con questa menata che poi magari si rivelerà tutto un gioco, un’enfasi che lei ha messo nella sua risposta per mettermi nuovamente in imbarazzo, per prendersi gioco di me. Una figura meschina l’ho già fatta e mi è stato cortesemente fatto notare che non sono graditi i giri di parole.
La invito per il caffè: non può lasciare il suo posto adesso. Insisto, le dico che glielo porto lì e lei accetta.
È iniziata così!
I caffè si sono ripetuti, poi il pranzo e infine la fatidica cena.
La accompagno a casa e mi invita dentro per il sambuchino della staffa.
Entro: bell’appartamento, arredato con sobrio minimalismo. In salotto, sopra un caminetto di ardesia, fa bella mostra di sè una stampa de L’origine du monde di Courbet. Mentre sorseggiamo il liquore d’anice, si commenta che senza dubbio l’artista francese ha saputo condensare in quella significativa immagine, tutta la filosofia del titolo dato al dipinto.
Quando ci voltiamo, per un attimo i nostri occhi colgono, nei reciproci sguardi, una scintilla di desiderio. Il primo bacio viene da sè, naturalmente. Gli altri sono cercati ma non per questo meno emozionanti e quando ormai semisdraiati sul divano io inizio a pregustare il prosieguo della nottata, ecco che lei si tira indietro, mi stacca da sè con tanta dolcezza ma con altrettanta decisione e gelando le mie aspettative pirotecniche mi dice:
- Ascolta Gino, mi piaci, non lo nego, ma stiamo correndo troppo. Ci conosciamo appena e non abbiamo mai parlato di come intendiamo una relazione sentimentale. Spero che lo faremo presto! È stata una bella serata ma ora ho sonno, voglio andare a riposare. Vuoi un caffè per tenerti sù al ritorno a casa tua?                                                                                        
Vado via con un certo senso di incompiuto che però si stempera nelle sue parole, quel mi piaci, non lo nego, che mi ronzano con dolcezza in testa.
(continua)

1 comment:

  1. :-) abbiamo qualcosa in comune anzi due cose, siamo liguri e viviamo all'estero..

    saluti da una rapallina a vienna (va beh sono piú vicina io casa di te!)

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