Saturday, August 28, 2010

Il "tour downunder"

Vanno: Franca e Rocco partono!! Con la roulotte per casa, come le lumachine! Mesi e mesi in giro per la vastità di questa terra "di confine". Certo, bonariamente...ma un po’ li invidio!
Questo del "tour downunder", era il mio primo progetto da realizzare una volta arrivato a Sydney, il 25 marzo 1995. E mi ci misi di impegno!
Dopo qualche giorno, una settimana forse, acquistai un'auto usata – station wagon - in buone condizioni ma che necessitava del collaudo e, per superarlo, di qualche lavoro al motore! Il padre di Steph, Stanislaw (buonanima) meccanico coi fiocchi, ormai in pensione, si offrì di ripararla nel garage di casa in cambio di una pinta di lager. Affare fatto!! Quindi, visto che servivano dei pezzi di ricambio, mi accompagnò da un "demolitore" di sua fiducia.
E qui devo fare una breve diversione: io, che negli ultimi 18 mesi italiani, per accumulare in fretta qualche soldino in più da portarmi in Australia, avevo ripreso a trasportare fiori in nord Europa, non avevo però messo da parte la mia passione per la lavorazione della pietra e tutto il buono che Ennio Regina mi aveva insegnato in quel piccolo laboratorio di via S. Francesco (Oggero).
Quando si dice il caso: di fianco al demolitore c’era un cortile con tutta una serie di lastre di marmo e granito esposte sui loro supporti verticali in legno di forma triangolare oltre ai soliti ritagli ammonticchiati nei vari angoli. La scena era completata da un capannone coperto dove si intravedevano dei banchi da lavoro, una grossa macchina da taglio e, discosto, un prefabbricato che fungeva da ufficio.
Visto che sia per motivi tecnici che linguistici, non potevo essere di alcun aiuto a Stanislaw, gli dissi che sarei andato a dare un’occhiata.
Entro e mi avvicino alle lastre di Carrara, di Rosa Portogallo, di Guatemala Verde, di Grigio Sardo, di Giallo Venezia, di ardesia, di arenaria, le accarezzo, conto a passi la loro dimensione, passo un dito a togliere la polvere accumulata su di esse e insomma, finisce che mi immergo un pò nei ricordi e che un briciolo di nostalgia fa capolino.
Una voce da tenore mi distoglie chiedendomi se mi piace un tipo di marmo o di granito in particolare e se penso di farci fare un ripiano per la cucina oppure per il bagno di casa. Mi volto e vedo un omone dai modi decisi e schietti ma dagli occhi buoni, la cui espressione è specchio di un’Australia che purtroppo - lo constato adesso - và scomparendo.
Ronald Bennett, per tutti Ron, si presenta tendendomi la mano a cui mancano tre dita. Si accorge del mio sguardo interrogativo e mi spiega che le tre dita sono il prezzo pagato anni prima per salvare la vita a suo figlio, Warren, un giorno che pioveva ed una lastra (350 – 400 kg) era scivolata giù dal camion con cui l’avevano traportata lì. Ron ci mise la mano e riuscì a trattenerla per quel brevissimo lasso di tempo che consentì a Warren di rifugiarsi sotto il camion stesso.
Insomma iniziamo a chiacchierare (che pazienza deve aver avuto, considerando il mio inglese dell’epoca) e gli spiego, appunto, che non intendo commissionargli un lavoro, ma che sono entrato a curiosare visto che....
Ricordo che era un venerdi pomeriggio: il lunedi mattina successivo, alle 7, infilavo i miei bei stivaloni di gomma con rinforzo d’acciaio sulle dita, il mio grembiule di cuoio ed iniziavo un rapporto di lavoro che sarebbe andato avanti per quattro anni con la “Ronald Bennett Marble Works Inc Pty”.
Stanislaw riparò l’auto e il collaudo fu superato brillantemente. Ma il “tour downunder”, purtroppo, rimase solo un progetto.

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